a cura di Sabrina Morena e Federica Luser
con Giacomo Segulia
progetto Storie nell’Arte a cura di Laura Forcessini
produzione Bonawentura
durata 40’
L’artista Piero Marussig è immaginato nella sua villa di Chiadino a Trieste mentre si aggira nel giardino che lui tante volte ha dipinto. Piero dialoga con la moglie assente che si nasconde tra le piante e gli alberi dei quadri. Mentre la chiama, l’artista racconta dei suoi soggiorni a Vienna, Monaco, Roma e Parigi. Ricorda i suoi inizi in pittura alla Scuola Industriale, poi all’Accademia di Belle Arti di Monaco. Dichiara di aver compreso la modernità durante l’esperienza parigina e che, una volta ritornato a Trieste, inizierà la sua ricerca sul colore che si esprime nei suoi celebri dipinti del giardino, la sua “Polinesia mitteleuropea” (come a posteriori fu definita, accostandola all’esperienza artistica di Gauguin). Marussig realizzerà poi ritratti e paesaggi quasi interamente giocati sui toni freddi dell’azzurro e del verde e volgerà ad uno stile che lui stesso definirà “espressionista”. Il racconto segue così la vita dell’artista quando, al termine della prima guerra mondiale (e quando Trieste entra a far parte del Regno d’Italia), Marussig si sposterà con la moglie a Milano dove si unisce all’avventura artistica del Novecento italiano. Seguendo la lezione di Cézanne, l’artista recupererà sempre più la solidità dei volumi e la sobrietà dei colori, in un ritorno alla classicità che si ispirerà al Rinascimento italiano. Nello spettacolo emerge come l’arte e la vita di Marussig avesse come un unico pensiero il pensiero della pittura, per lui l’unica cosa viva, facendo del colore “l’industria dell’anima”.
Si sente cantare un Lied di Schubert…